La piattaforma anti-pirateria Piracy Shield accoglie a bordo un nuovo protagonista: Mediaset. L’azienda di Cologno Monzese ha annunciato infatti il suo ingresso nel gruppo dei partner in grado di inviare le segnalazioni sugli streaming pirata, andandosi quindi ad affiancare a DAZN, Sky, Lega Serie A e Lega Serie B.
La collaborazione di Mediaset con Piracy Shield è iniziata alcuni giorni fa in occasione delle partite di Coppa Italia trasmesse in esclusiva proprio dal Biscione. Secondo quanto si apprende, le segnalazioni hanno consentito a Piracy Shield di bloccare 67 fonti di trasmissione non autorizzata suddivisi tra siti Web e piattaforme IPTV.
In un comunicato stampa Mediaset dichiara tolleranza zero verso la pirateria online e, più in generale, verso i crimini informatici:
Su iniziativa di Mediaset, solo nell’ultimo turno di Coppa Italia sono stati bloccati 67 tra siti
web ed IPTV che trasmettevano illegalmente le partite in diretta. Un risultato che dimostra
l’efficacia delle misure adottate e la volontà di Mediaset di contrastare in ogni modo un
fenomeno criminale che danneggia non solo i creatori di contenuti e i titolari dei diritti
d’autore, ma anche l’intera industria dello sport e dell’intrattenimento. Da sempre Mediaset, sostenendo progetti come il “Piracy Shield” di AGCOM ma non solo, ha dichiarato “tolleranza zero” verso ogni forma di pirateria online e di crimini informatici. I diritti di chi investe in creazione, produzione e diffusione di contenuti originali devono essere difesi con determinazione per la promozione di un ambiente digitale sicuro e per la tutela di tutti i lavoratori dell’industria audiovisiva.
Nonostante i buoni propositi che hanno portato alla creazione di Piracy Shield, non sono mancate le polemiche per la gestione dei blocchi IP imposti dalla piattaforma, che nelle prime settimane di attività ha bloccato erroneamente dei siti legittimi che non avevano alcun legame con la pirateria informatica.
Tra le aziende danneggiate sono finiti anche grossi nomi del calibro di Cloudflare e Akamai, ma dispiace constatare che nel polverone sono finiti anche siti di aziende e organizzazioni medio-piccole per i quali l’irraggiungibilità da parte degli utenti potrebbe aver comportato dei danni economici impattanti sulle loro attività.