L’accordo tra DAZN e TIM per la trasmissione della Serie A in streaming non ha centrato i risultati sperati e per questo motivo le due aziende stanno ridiscutendo in queste settimane i termini della collaborazione.
Il piano attuale messo a punto mesi fa prevede che TIM versi a DAZN ogni anno la somma di 340 milioni di euro per avere il ruolo di partner commerciale e tecnologico del servizio OTT nella distribuzione delle partite di Serie A. Tra gli effetti di tale intesa c’è la disponibilità dell’app DAZN sui decoder TimVision in esclusiva, nonché la possibilità, sempre in esclusiva per TIM, di proporre delle offerte combinate che includano lo sport di DAZN.
I risultati arrivati dal mercato sono stati però deludenti. Il numero di abbonati non è arrivato infatti alla soglia sperata dalle due aziende e buona parte della Serie A in esclusiva streaming non ha portato nemmeno dei vantaggi a TIM per quel che riguarda la vendita delle offerte di connettività in fibra, anche se in questo caso hanno pesato sicuramente le richieste dell’Antitrust che hanno imposto all’operatore la commercializzazione delle offerte TimVision con DAZN anche ai non clienti di rete fissa o di rete mobile TIM.
Il Gruppo TIM non è riuscito a sfruttare al massimo nemmeno la sua esclusiva tecnologica, con l’adozione del multicast e del backup DTT dei decoder TimVision, le vere due potenziali “killer application” dell’operatore, rimaste confinate a pochi utenti, mentre le mani legate sotto l’aspetto commerciale hanno fatto il resto.
A tutto questo si è aggiunto poi il problema degli abbonamenti condivisi e della pirateria. La stessa TIM ha accusato piuttosto chiaramente DAZN di non aver posto un freno alla pratica di accedere a due utenze in contemporanea alle partite, causando un danno stimato in una riduzione di circa il 20% dei potenziali abbonamenti.
Per questo motivo TIM ha chiesto a DAZN di rivedere i termini dell’accordo dando seguito ad una clausola del contratto attivabile nel caso in cui non fossero stati centrati gli obiettivi previsti. Si tratta quindi di una revisione al ribasso che dovrebbe portare TIM a versare a DAZN una cifra inferiore ai 340 milioni annui previsti inizialmente, a fronte però di perdere tutta o parte dell’esclusiva.
Le indiscrezioni circolate in questi giorni parlano di colloqui tra le due parti giunti quasi ai dettagli. Secondo alcune ipotesi, a cadere sarebbe innanzitutto l’esclusiva dell’app DAZN sui TimVision Box, che a quel punto potrebbe tornare disponibile anche sui decoder di concorrenti come Sky e Vodafone.
Se così fosse, l’app DAZN su Sky Q tornerebbe ad essere argomento di attualità e comporterebbe per Sky la possibilità di offrire in qualche modo tutta la Serie A sulla propria piattaforma. La pay-TV aggiungerebbe infatti le 7 partite esclusiva di DAZN alle 3 gare di Serie A per turno che trasmette sui propri canali e tornerebbe inoltre prepotentemente in gioco anche sotto l’aspetto commerciale, soprattutto se nel frattempo TIM dovesse perdere anche la possibilità di essere l’unico partner DAZN a poter includere il servizio di sport in streaming nei propri pacchetti TV.
Ipotizzare un pacco Sky Calcio con DAZN non è ad oggi azzardato come sarebbe potuto essere fino a qualche mese fa, anche se ancora rimane tutto da definire e non c’è niente di scontato.
A tale riguardo appare tuttavia significativo che si parla di una Sky interessata ad un accordo con DAZN a condizione che nel patto vengano inseriti uno o più canali satellitari. Si tratterebbe, in questo caso, di riportare in auge un canale come DAZN1 che bene ha funzionato negli anni scorsi trasmettendo il meglio dell’offerta DAZN sul satellite all’interno della piattaforma Sky.
I vantaggi di un eventuale accordo di questo tipo potrebbero essere molteplici e potrebbero riguardare un po’ tutti gli utenti. Chi preferisce il satellite avrebbe infatti la possibilità di avere tutta la Serie A sui decoder Sky con la qualità, la copertura e la stabilità delle trasmissioni satellitari, mentre chi ama lo streaming potrebbe beneficiare di trasmissioni più affidabili e meno soggette a blocchi e cali, grazie al traffico ridotto sulla rete in quanto una fetta più o meno ampia di pubblico tornerebbe a vedere le partite sul satellite, senza pesare quindi sulle CDN e sulle infrastrutture degli operatori di telecomunicazioni.
Si prospetta, insomma, una possibile retromarcia o quantomeno un ridimensionamento dell’operazione “Serie A in esclusiva streaming” che ha caratterizzato questa stagione calcistica. L’impressione è che dopo i proclami e le aspettative fin troppo ottimistiche di TIM e DAZN dei mesi scorsi, adesso i due gruppi possano scendere a più miti consigli e prendere atto che la vera carta vincente non è obbligare il pubblico a passare forzatamente ad una tecnologia (in questo caso, lo streaming) a colpi di esclusive, ma consentire ad esso di scegliere liberamente la piattaforma d’accesso alle partite ritenuta più consona caso per caso.